Ti voglio conoscere

Mancavano pochi chilometri alla città, il contorno di Firenze si stagliava nitido contro il cielo plumbeo d’ottobre.

Anita sentiva la pioggerellina battere sul capotto e sulla bici rossa. Le piaceva andare alla bottega, con il profumo dello zafferano e del cuoio che si mischiavano con abilità, la carne saporita che riempiva i banchi per la gioia dei golosi clienti del negozio.

Il coloratissimi quadri e i girasoli secchi e ruvidi che pendevano dal soffitto e dalle pareti.

Il vociare allegro delle persone le metteva allegria.

Ciako ora era nel cestino, avvolto il una calda coperta di lana, che rosicchiava un pezzetto di carne di cinghiale, con gli occhietti verdi illuminati dalla felicità per il posto facile il pelo grigio umido di pioggia.

Una bici passò accanto a quella di Anita, i due manubri si toccarono e le borse della spesa caddero rovesciano il contenuto sul vialetto infangato.

La ragazza si chinò per raccogliere i barattoli, miracolosamente ancora intatti. Anche il passante aveva avuto la stessa avuto la stessa idea perché si diedero una sonora zuccata.

“Hai la testa dura” commentò Anita rialzandosi, l’altro rise e dal cappuccio di felpa spuntarono lunghe ciocche castane, due labbra carnose e un paio di vispi occhietti scuri.

“Asia? Scusa, non ti avevo visto …….” la sua compagna fece un gesto di noncuranza con la mano e aggiunse “Ti va di andare a casa insieme?”. Anita annuì, non sapeva cosa dire ad una persona come Asia: da quando erano in seconda media si vedevano poco e non sapeva nulla di lei.

Camminarono per un po’, vicine, con le bici rosse e verdi bagnate dalla pioggia che si era fatta più insistente. Intanto parlavano di ciò che era successo a scuola quella mattina, scambiandosi un paio di opinioni su professori e compagni.

Si fermarono sotto un grande salice piangente dalla chioma folta e fradicia, sembrava che stesse scendendo il secondo diluvio universale.

Stesero qualche coperta sull’erba morbida e si sdraiarono con i loro gatti in grembo.

“Che bello il tuo micio!” fece Asia “ricorda Dewey qualche anno fa.”

“Lui è Ciako. Anche il tuo è un bellissimo gatto, comunque.” rispose l’altra con un sorriso.

“A volte penso che i gatti siano gli unici esseri che ti ascoltano. I genitori sempre al lavoro, le amiche sempre più impegnate, i nonni che temi facciano la spia …..”

“Se vuoi ora ci sono io” Anita lo disse tutto d’un fiato, forse senza nemmeno accorgersene.

“Grazie,mi è sempre mancata una persona con cui confidarmi, che mi ascolti davvero” ad Asia brillavano gli occhi, “tu puoi fare lo stesso.” aggiunse timida.

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Rimasero a fissarsi per un po’, anche se ora potevano dirsi tutto in totale libertà nessuna delle due disse mezza vocale.

“Ho dei muffin appena fatti nella borsa: hai fame, Asia?”.

I dolcetti caldi ruppero il ghiaccio e accompagnarono le loro chiacchiere.

Anita le confidò consigli, opinioni, segreti, timori, emozioni, desideri ed esperienze.

Asia fece lo stesso: le parlò delle sue passioni, dei suoi sogni, le raccontò della sua famiglia, di suo padre, descrisse le sue paure e le sue debolezze.

Dopo aver ripreso fiato, rifletterono su quello che si erano dette, su quanto fossero simili e su come l’altra fosse profonda e fragile allo stesso tempo. Entrambe ebbero la sensazione di guardarsi in uno specchio e di vedersi diverse ma uguali, con passati diversi ma con lo stesso sguardo rivolto al futuro.

“Sai, spesso ci sono momenti che vorrei durassero in eterno, invece finiscono subito.

Altri invece desidero che trascorrano in fretta, ma in realtà durano una vita.” Asia era pensosa, mentre coccolava Dewey, avvolta nella pesante felpa rossa.

“Ci sono azioni che diventano parte del tuo passato in un attimo. Come un’idea, un saluto, un bacio o uno sguardo dolce.

Altre impiegano anni per non essere più future, ad esempio conoscere una persona e fidarsi di lei.”

Anita era calma, stesa sul panno a tormentarsi il riccioletto corto e biondo, con il suo micetto Ciako spaparanzato sulla pancia.

Asia era sorpresa da questa riflessione.

“Però se riesci a viverle a pieno nel presente, guarderai il passato con orgoglio e il futuro con ottimismo.”

Ora era Anita a rimanere senza parole. Poi silenzio, sorridevano entrambe e si abbracciarono strette strette.

“Asia, sto tremando. Non è che ho la febbre, vero?”, “No, è la vibrazione del cellulare: svelta rispondi!!”