La mia estate

Salve a tutti, Alessia Sacchi è tornata!

Felice e contenta di tornare a scuola? Beh, quello forse no….

Comunque in questo mio scritto non vi racconterò della mia estate.

Non vi dirò che dopo la fine della scuola ho passato quasi un mese vivendo in tre posti diversi: il “Camping Paradiso, ogni scossa è un sorriso”, la casa di mia nonna e un appartamentino al primo piano a Soliera. Casa mia?? Beh, quella stava là al sesto piano di una palazzina e ogni volta che ci passavo davanti mi sembra va di guardare il paradiso senza poter entrare. Quello che mi faceva diventare rossa come un pomodoro, oltre al pianto e al caldo, era la rabbia: il fatto è che la palazzina in cui vivo non aveva assolutamente nulla, e nonostante questo io dovevo dormire in quella che più che la casa di due pensionati pareva un manicomio!! Eravamo in nove persone, due delle quali paranoiche (mia zia e mia cugina rendevamo l’aria irrespirabile) e una nervosa vita natural durante (non conviene condividere lo spazio con mia mamma quando non è esattamente tranquilla!).

Quanto invidiavo le mie amiche al camping paradiso o da qualche parte nel resto dell’Italia. Io non avevo nessun posto in cui fuggire, tranne la mia testa: lì era tutto come prima; ma nel cervello di una ragazzina
non entrano rabbia, confusione, cose da fare, nostalgia e fantasia tutto insieme.

Il camping P. era molto meglio, tende e una campagna enorme in cui giocare con le tue amiche, film e gelato quasi tutte le sere.

Non vi racconterò nemmeno che poi iniziò luglio, arrivarono il campetto di specialità scout e il campo estivo con le guide. Fra crisi di nostalgia, bivacchi, giochi d’acqua, gite, gare di cucina, pentole da lavare, docce gelate e litigate fra vice e capo squadriglia, passarono anche quei nove giorni e finalmente tornai a dormire nella mia palazzina.

Fra i compiti, le amiche, i compiti e le amiche di nuovo, arrivò agosto, la ditta dei miei chiuse per ferie e io tornai nella mia amata Toscana.

Quarto anno di fiIa, il solito campeggio, il solito palco con la sede del baby-club, il parco avventura, il solito bar vicino al solito market e il solito bazar.

Dalla mattina : risveglio, giornale per papà al bazar, colazione, passeggiata sulla spiaggia, mare, doccia, spesa, pranzo, siesta, passeggiata, mare di nuovo o visita in un qualche borgo vicino, rientro, doccia
ancora, cena, giro per il campeggio, buonanotte. In più le brioches e le serate a cena fuori. La mia routine preferita.

Non vi racconterò della mia visita a Volterra, una cittadella piccola nel cuore delle colline, in cui si stava svolgendo una festa medievale, chiamata “VOLTERRA ANNO DOMINI 1398 “.

Tutti erano vestiti da dame, cavalieri o cittadini. Le ragazze giravano con delle coroncine in testa, fatte
di paglia e raso, decorate da piccoli fiorellini colorati.

Nel parco del castello erano stati allestiti banchetti con mestieri, cibi, animali e attrezzi tipici di quel tempo, c’erano spettacoli di falconeria, di sbandieratori, una bancarella con dei bersagli per provare a tirare con la balestra e un piccolo accampamento militare…tutto reso più rischioso da una balestra XXL e da una catapulta che lanciava palle di carte, e una di queste per dieci centimetri non beccava mia madre proprio in testa!!

Tutto, viveri compresi, andavano pagati con il Grosso Volterrano, la moneta tipica della città in quel periodo.

In città si vendevano oggetti in cuoio, alabastro, creta, carta e legno.

Mostravano come si fabbricavano i fogli di carta, come si tingevano le stoffe e come si estraeva il sale nel medioevo. C’erano telai per i tessuti e una specie di taverna che vendeva i dolci tipici del medioevo.

Ho preso possesso della fotocamera e guai a chi me la toccava; ho scattato foto tutto il tempo, senza sosta.

E’ stata una giornata spensierata e interessante, sembrava tutto vero!!

Ma questo voi non lo saprete mai, perché io parlerò di tutto ma non della mia estate.

Non saprete nemmeno che nel giorno del mio compleanno sono andata fuori a cena nel mio ristorante preferito e che mi hanno regalato un’altra settimana di vacanza. Ma il giorno del mio compleanno per il resto è uguale agli altri, non che questo mi dispiaccia.

Un’altra cosa che non vi dirò della mia estate è che ho passato un pomeriggio a Massa Marittima; è un borgo
minuscolo, molto più piccolo di Carpi.

In genere i turisti vanno a vedere la cattedrale, le chiese e la cinta muraria, perché per il resto non c’è nulla. Ma io e mio padre amiamo girare per le viuzze strette chiuse fra le case alte e leggermente malridotte. C’è una quiete innaturale. A Massa Marittima i ristoranti sono abbastanza grandi da non essere definiti sgabuzzini, ma ci vanno vicini. Quello in cui abbiamo mangiato non era male. Si chiamava “Il Gatto e la Volpe”, mi ricordo soprattutto il titolare: non altissimo, con la testa pelata a parte due ciuffi che da dietro la nuca partivano sparati ai lati della testa, di un grigio intenso, un naso aquilino, gli occhi stretti e marroni e una camicia scozzese rosa completavano il quadro. Era molto gentile e disponibile, aveva l’abitudine di sedersi al tavolo di cui prendeva le ordinazioni e ti consigliava sui piatti da scegliere. L’unica cosa particolare era l’incredibile somiglianza con la volpe del film Disney di Pinocchio. È a questo che si deve il nome del
ristorante??

Nel tornare indietro abbiamo incrociato una ragazza che ballava il Tip Tap di fronte alla cattedrale, con una grande folla a guardarla. Si presentò dopo una piccola esibizione: si chiamava Anna, ma era soprannominata a tutti la Tipa Tappa, però secondo me non centrava la danza. Era un po’ bassa con il suo vestitino giallo a pois neri, nemmeno il tiratissimo chinòn di capelli scuri le regalava qualche centimetro in più.

Vi racconto solo che sono tornata a casa e che ora sono qui a casa di mia nonna, con il lettore MP3 a tutto volume a scrivere per voi queste pagine.

Comunque non vi parlerò neanche per sbaglio delle mie vacanze! Aspettate… ma l’ho già fatto!!