Capitolo 4 Devastazione

Un rivolo di sangue usciva dalla porta della bottega di Atral. Atun e Brint entrarono nella piccola bottega, seguiti dallo scalpiccio dei loro stivali sulle pozzanghere di sangue non ancora rappreso. Friest accese una fiammella, e illuminò un pavimento cremisi con al centro il corpo immobile di Atral. Il quale aveva su tutto il corpo graffi profondissimi e morsi. Brint e il drago si chinarono sul corpo del macellaio tentando di capire cosa gli avesse fatto questo. Intanto, Atun colpito da un luccichio di qualcosa dietro il bancone, si avvicinò e vide un corpo felino con tanto di criniera e pelo dorati, e artigli bianchi come il latte affilatissimi, e una serie di denti che potrebbero lacerare il metallo. Ma in esso c’ era una parte umana. Apparentemente inesistente. Lo rigirò e vide una mannaia conficcata nel petto della belva, probabilmente Atral nella disperazione poteva avergliela tirata contro mentre lo assaliva, e probabilmente un’ altra belva gli era arrivata alle spalle uccidendolo. Atun preso dal terrore calciò il cadavere e corse verso casa di Alexandra lasciando i ragazzi atterriti.
Corse dentro sfondando la porta, corse su per le scale ed arrivò in un lungo corridoio adornato di quadri soprattutto di cavalli che galoppavano nelle vaste pianure a sud dell’ Oadsden. Spalancò tutte le porte, fino a che non trovò Alexandra ancora addormentata. Atun si sedette di fianco a lei, accarezzandole i capelli, mentre le si addormentava a fianco lasciando perdere tutte le preoccupazioni
“Atun!”
Il ragazzo si svegliò ancora mezzo addormentato, la baciò
“Dobbiamo partire, subito! È pericoloso stare qua. “ le disse preoccupato
Corsero giù a prendere il bianco cavallo di Alexandra e si diressero verso i confini della città dove li aspettavano Rast, Brint e Friest, che intanto avevano preso un bel po’ di provviste.
I ragazzi rimasero allibiti vedendo insieme ad Atun Alexandra e il suo cavallo.
“Beh si parte o no?” disse Atun un po’ seccato dopo avere abbracciato il padre che ora stava piangendo.
“Abbi cura di te figliolo, e guai a te stupida lucertola se non tornerà a casa.”
“tranquillo che se lui muore, muoio anche io. Quindi mi sa che te la dovrai prendere con mister cespuglio qua sotto” disse con un sorriso amaro.