ll mio 2013

Punti da trattare:

  • La prova più difficile.

  • Le persone più importanti. Cosa ho imparato da ciascuna di loro?

  • Il mio più grande successo e il mio fallimento più scottante.

  • La gioia più sfavillante.

  • Il dolore più nero.

  • Le tre parole che userei per definire il mio 2013.

  • La lezione più utile che ho imparato.

  • In cosa sono migliorato come studente e come persona.

  • La cosa più stupida che ho fatto.

  • Quale uso migliore della tecnologia sono riuscito a fare rispetto al 2012?


Speravo che almeno stavolta qualcuno lassù si fosse ricordato di me e avrebbe fatto in modo che io adesso non fossi qui a scrivere questo pezzo. Ma niente, troppo fiduciosa. N0n scandalizzatevi: io amo scrivere, ma questo tipo di riflessioni mi da sui nervi.

“Bisogna sempre migliorare, anche solo rimanere come prima è un fallimento!” Sì, grazie al cavolo!! Confortante, davvero. Soprattuto per chi come me ha l’autostima sotto i piedi e non ha ancora ricordato (ed è convinto di non riuscire a farlo mai) momenti in cui è stato soddisfatto di sè, in cui si è sentito il migliore. Attimi (fantasma, nel mio caso) in cui si è stati esattamente come quei ragazzi e quelle ragazze speciali che ti cambiano l’anno, che diventano per tante ragioni un modello, che hanno quelle affinità uniche e quello sprint di cui sei carente nonostante i loro sforzi di contagiarti (non sempre vani).

Le mie persone speciali sono tre, numero perfetto: Alessia Dalcero vive a Rovereto e ha 13 anni come me, una folta chioma scura su cui spiccano le ciocche multicolore. Niente di particolare? Magari no, anzi: certamente è come tutte le altre tredicenni, simile alla metà delle ragazze sulla faccia del globo, identica a me. Lo stesso nome, lo stesso modo di giocare a pallavolo (meglio dietro a difendere che davanti a schiacciare) e gli stessi difetti, lo stesso cellulare vecchio su cui tutti quei maledetti messaggini online non fischiavano fino due mesi fa.

Sapete, mi ha tenuto compagnia lei in estate. Quando quasi tutti sono via, malati di nuovi servizi come whatsapp o facebook che “Tanto sono Gratis” e non possono spendere soldi per un sms….. bè lei li ha spesi per me.

“Ho messo il tuo contatto fra i preferiti, visto che ci scriviamo così spesso”. “Certo sono qui apposta, tra un po’ casco dal sonno ma non è ancora il momento, tranquilla :D”

E a frasi così sfacciatamente solidali cosa rispondi? Grazie, io non l’ho ancora fatto?

Oppure: “Grazie, io farei lo stesso ma non saprei cosa dirti” ?!

Io mi sono limitata a stare zitta e sorridere. Ingrato da parte mia, vero?

Eppure lei è ancora lì con la sua faccia tosta e il sorriso furbo, con i suoi abbracci brevi e forzati e quella strafottenza che mi fa divertire, con i suoi capelli colorati, che le ho copiato da poco.

Grazie a lei non devo più preoccuparmi di avere una persona veramente importante accanto a me. Non solo mi ha fatto capire che l’ho già trovata, mi ha anche dimostrato che lei è pronta a strami vicino se vorrò continuare a cercare…

Un’altra scoperta di quest’anno è arrivata quando avevo bisogno di “una boccata d’aria”: amicizie che iniziavano a tagliarmi fuori, qualcuno che mi mandava in confusione il cervello, un periodo scolastico orrendo che minacciava di farmi collassare … Lei non sembrava provare lo stesso, per niente. Risulta sempre impermeabile al mondo esterno. Anche all’inizio di quest’anno non dimostrava di avere particolari problemi e io fui abbastanza egoista da cercare di accollarle i miei.

-Silvia, posso sedermi qui?-

-C’è Manuel-

-Si sposterà…-

-Vieni pure-

Un umorismo fresco, una risata che esplodeva per quelle battute tanto orribili che mi pentivo di dirle ad alta voce.

Silvia Bandini, in classe con me da tre anni, probabilmente mi considerava solo come una sagoma messa ad occupare di nuovo un posto nell’elenco della 3°G, ma per me non era la stessa cosa: avevo un disperato bisogno di qualcuno che mi dimostrasse che non ero completamente senza amiche. Che anche se quelle a cui tenevo di più erano andate a parlare con chissà quale ragazza più popolare di me, non ero obbligata a restare nel mio banco come un cane con la rabbia. Mi serviva qualcuno che fosse a conoscenza delle mie prime drastiche esperienze di cuore e che sapesse farmele dimenticare per quelle poche ore alla settimana in cui mi spostavo in cerca di compagnia. E Silvia ne era capace: era abbastanza sincera da passare del tempo con me all’intervallo e sufficientemente ostile verso chi mi stava facendo soffrire, nonostante non fossero fatti suoi.

Poi parlando è cresciuto un mondo dietro quella scusa iniziale di liberarmi della depressione che lasciavo sul banco vicino alla finestra. Un’amicizia? Non lo so, ma lo sto sperando.

Grazie Silvia: spero che tu mi tenga il posto ancora per un po’ di fianco a te, il tempo necessario per ricambiare il favore.

La terza persona ….. bè, in realtà sono due “mezze persone”: nessuno dei due è rilevante come Silvia o Alessia, ma hanno sconvolto la mia opinione riguardo i

valori su cui poggiava la mia esistenza.

Si sente parlare, quando si diventa adolescenti, di prime cotte e amore. Si inizia a fissare con invidia le amiche o amici che già passeggiano mano nella mano con la loro anima gemella, soprattuto se questa è bella (o bello) e se stare insieme a lei (o lui) comporta anche qualche bacio o abbraccio.

Ero d’accordo anche io ma ero straconvinta di volermi fidanzare non prima dei 16 anni. Poi è arrivato chi mi ha convinto ad anticipare di qualche anno la mia decisione iniziale.

Mi sono stufata di raccontare della sera estiva in cui glielo dissi, mi stanca parlare degli abbracci in cui mi avvolse e del bacio (sulla guancia!) che mi diede e del suo sms: “Sono già impegnato”. Mi vergogno se penso che ho pianto per lui come per nessun’altro e soprattutto detesto ammettere che nei miei sogni c’è ancora lui che mi bacia, nonostante ora io lo odi.

Lo odio perché mi ha mentito quando non gli costava nulla dirmi la verità, lo odio perché mi ha fatto stare male, perché nonostante avesse una da amare davvero in un’altra città ha cercato altre per “stare in allenamento”, lo odio perché una di loro era una mia amica e che non era la prima volta.

Quella sera corsi a casa e piansi, tanto. Quando dopo 4 giorni finì tutto e tornarono quei sogni maledetti e irrealizzabili. Che morirono di nuovo.

Lo odio perchè tutte le cose suddette, lui non è che le fa per farmi un torto: le fa perché punta alla sua felicità ignorando quella altrui, lo odio perché, perché…… Senza troppi giri di parole: lo odio perché dopo avermi fatto soffrire, si è anche dimenticato di me.

Sinceramente non pensavo che la mia prima cotta mi insegnasse a smetterla con le illusioni e le fiabe a lieto fine. Ma andiamo avanti: siamo a 2,5 persone. Per fare conto pari, ho scelto un ragazzo invisibile: tanto invisibile da essere alto 1,80 metri!

-Non so perché nessuna di voi abbia pensato a Matteo, Alessia.-

-Matte?-

-Mah, secondo me non è un brutto ragazzo: piuttosto che tutti quei bimbetti che girano adesso….-

-Mamma, Matte…… è troppo alto.- avevo concluso l’anno scorso, ovviamente sbagliavo.

Dopo un mese si era messo con una mia amica, che lo aveva lasciato solo all’inizio di quest’anno… Si era beccato il palo ed era stato zitto. Nel frattempo eravamo diventati amici e il suo umorismo quasi adulto non sbagliava una battuta.

Il primo gesto veramente significativo che mi fece capire che lui non era il solito …… strafottente che incontri alla mia età, era stato una pacca sulla spalla: “Ciao, a domani” mi disse.

Ero sul ciglio della strada che costeggiava il parcheggio della scuola. Lara mi stava consolando: piangevo come un’aquila a causa di quel demente (che mi riservo di presentarvi) e della sua ultima fiamma.

Il suo tocco era straordinariamente delicato per delle mani così grandi. Ho sorriso, poi un attimo dopo stavo singhiozzando di nuovo. Ma in quel momento mi aveva fatto sorridere.

Molte ragazze nella mia squadra di pallavolo, o in classe, avevano un migliore amico maschio. Io non capivo come facessero: forse il mio essere ancora così immatura mi costringeva a vedere maschi e femmine come due cose separate. Perché amici è una cosa, fattibile. Migliori amici, e tutto quello che ne deriva, era nella mia mente una realtà parallela.

Matteo mi ha fatto cambiare idea.non so come mi tratterebbe un migliore amico, ma so che se lo avessi lo vorrei proprio come lui.


Visto che mi sono dilungata molto per descrivervi queste “3” persone, mi limiterò a rispondere alle altre domande come se fossero un compito in classe: in maniera veloce e breve:

  • La prova più difficile.

Passare i primi tre mesi di torneo senza mai giocare una partita e facendo riscaldamento con quella che gioca peggio nonostante mi allenassi tutte le volte:

è disastroso, ti crolla l’autostima e pensi di dover mollare. Io non volevo perdere la mia squadra, così ho tirato avanti piangendo dopo ogni partita finché non mi sono decisa a messaggiare con Alessia (citata sopra) che mi ha tirato su di morale.

  • Il mio più grande successo e il mio fallimento più scottante.

Uh, questa è difficile, il fallimento è stato perdere il campionato di giornalismo scolastico. Che rabbia! C’eravamo impegnati tantissimo, ma qust’anno dobbiamo vincere assolutamente.

Il successo …….. Sapere che la mia prof. di matematica pensa che io sia adatta per un liceo scientifico! Io sono una vera frana in matematica …..

  • La gioia più sfavillante.

Bè, è stata una cosa veramente da nulla: ho scritto un tema per le mie compagne di squadra quest’anno dove ho parlato di ognuna di loro, del rapporto con ciascuna e di quanto le sentissi vicine e fossero importanti per me. Visto che ho una gran considerazione delle mie amiche, che ci conosciamo da tanto e che volevo fare un pensiero unico per Natale ero agitatissima quando lo hanno letto…. Ma hanno tutte sorriso, o riso. Erano contente e mi hanno ringraziato tanto anche via messaggio. In ogni biglietto di Natale c’era un riferimento al mio tema e da quel che mi hanno dette l’affetto è reciproco. Ero al settimo cielo!

  • Il dolore più nero.

Accettare che il ragazzo che mi piaceva non era interessato….. ma anche il fatto che mi stessi allontanando da alcune delle mie amiche più fidate e non sapevo come evitarlo. Nonostante ne stessi trovando delle altre, era un vuoto che si sentiva parecchio.

  • Le tre parole che userei per definire il mio 2013.

Mah…. sorprese, difficoltà, calore: tante delle persone che ho incontrato quest’anno sono state una scoperta. Le difficoltà visto il cambio di scuola imminente e i fatti sopra citati non sono mancati ma il calore delle persone a cui volevo (e che speravo mi volessero) bene, non è mancato.

  • La lezione più utile che ho imparato.

………. Silenzio stampa, questa proprio non la so.

  • In cosa sono migliorato come studente e come persona.

Ah, non chiedete perché dal canto mio sono peggiorata!

  • La cosa più stupida che ho fatto.

Mi sono fatta prendere dalla paranoia per quanto riguarda una dieta che a mio parere dovevo assolutamente fare ….. ma che non era del tutto necessaria.

Ah, e ho anche…. no, basta: solo questo.

  • Quale uso migliore della tecnologia sono riuscito a fare rispetto al 2012?

La tecnologia (con l’arrivo del nuovo telefono, di what’sapp, di facebook e dei device) è diventata per certi versi una distrazione, che mi allungava i tempi di lavoro in più o meno TUTTO ma si è rivelata anche uno strumento per memorizzare meglio le cose.
A volte mi domando ancora a cosa mi servirà nel futuro, ma nel frattempo imparo l’arte e la metto da parte.


Come domanda aggiungo anche:

  • In quale momento ti sei sentito orgoglioso o imbarazzato?

Perché mi sono sentita così dopo che il mio capitano, la ragazza migliore della squadra, che ammiro da un anno circa mi scrisse un sms in cui mi ringraziava: dopo quella partita ero stravaccata sul divano e stavo commentando con le mie amiche il risulato sul gruppo what’sapp.

Ad un certo punto mi arriva un suo messaggio in chat privata, in cui mi ringraziava per aver cercato di darle una mano in campo e si complimentava perchè secondo lei avevo giocato veramente bene….. bè, capite che mi sono leggermente esaltata!


A conclusione di tutto: si dice che gli anni pari siano migliori dei dispari…. io ci spero!


Ciao, ciao. Un  bacio.

Alessia.