Charoline e i lupi mannari

Col pavimento scricchiolante, Charoline si dirigeva in cucina per gustare una delle sue mele preferite: quelle rosso fuoco la facevano impazzire per il loro gusto così dolce e accattivante. La giovane ragazzina di undici anni non avrebbe potuto immaginare che, dopo quella notte, ne avrebbe passate altre molto più strane.

Si mise a letto leggendo un libro di Roal Dalh, il suo scrittore preferito, pensando e ripensando alla mattinata di scuola, nella quale aveva preso una nota per aver malmenato una sua compagna. Non era certo un comportamento da Charoline, ma era stata presa in giro gravemente e la rabbia aveva preso il sopravvento. La mattina dopo aveva già dimenticato tutto l’accaduto, mentre si accingeva a mordere la sua brioche farcita alla crema e a bere il suo bel latte caldo ancora fumante.

All’uscita della scuola, Charoline si distrasse guardando un cartellone pubblicitario e si scontro con un ragazzo, il quale le fece cadere i libri.

“Scusa non l’ho fatto apposta, mi dispiace” si scusò Paul.

“No, io mi sono distratta e la colpa è solo mia” rispose Charoline.

Paul era un ragazzo di tredici anni e frequentava la stessa scuola di Charoline. Era alto, capelli castano scuro, era abbastanza magro ma aveva un piccolo ma fondamentale particolare: l’orecchio sinistro era dilaniato. A prima vista questa scoperta si rivelò un po’ inquietante, ma poi non ci fece più caso.

Durante l’intervallo, i due “sbadati” si incontravano e insieme decidevano i giorni in cui incontrarsi per stare in compagnia. Un giorno a casa di lei e un giorno a casa di lui.

Il mercoledì toccava a Paul recarsi nelle casa della ragazza.
Charoline fece accomodare l’amico e gli offrì del tè caldo preparato da sua madre. Paul accettò, e dopo aver bevuto e chiacchierato con l’amica, chiese dov’era il bagno.

“Seconda porta a destra.” rispose gentilmente l’undicenne.

Dalle tasche dei pantaloni del giovane cadde a terra il diario personale. Spinta dalla curiosità, Charoline non poté fare a meno di dare una sbirciata per vedere se aveva scritto cose sdolcinate sul suo conto. Trovò invece informazioni sulla “setta dei lupi mannari”. Subito pensò che si trattasse delle strane fantasie che girano nelle teste dei maschi. Ma poi lesse che il raduno si teneva quella sera stessa e precisamente nel vicolo dietro alla via dove abitava Paul.

Quella sera stessa, con le gambe tremolanti dalla paura (i suoi genitori non la facevano uscire a notte fonda, ma quella sera non erano in casa e perciò ne approfittò), si accingeva a suonare il campanello di Paul per chiedergli informazioni.
Passarono dieci minuti e nessuno rispose.
TO BE CONTINUED.