La mia infanzia

La seconda casa più importante della mia vita è quella dei miei nonni. È una villetta a schiera con il giardino davanti, di fianco e dietro. Quella casa dà subito l’impressione di calore famigliare, di felicità e di ricordi strepitosi. La grande quercia sembra dominare la casa con le lunghe e robuste radici. Sotto la grande chioma dell’albero c’è un dondolo bianco sul quale d’estate io e mio nonno Giancarlo stavamo a risolvere i rognosi indovinelli della settimana enigmistica.

Dietro casa c’è un orticello dove mio nonno coltiva le verdure e di fianco uno stendino piantato per terra sul quale mi divertivo ad arrampicarmi come una scimmietta. Quando ero piccola non volevo mai stare in salotto perché lo consideravo molto povero, senza allegria. La cucina invece è la parte della casa che mi piace di più. È il nostro laboratorio degli esperimenti (mio e di mai nonna) in cui creavamo torte, piatti e magnifiche specialità culinarie. Da piccolina la nonna Ione non mi faceva stare vicino al gas così mi dava un piccolo pezzo di pasta frolla e io mi divertivo a “paciugarla”. E alla fine della mia creazione dicevo “Assaggiatela, è buona”e tutti facevano finta di mangiarla per farmi contenta.

Al piano superiore ci sono le camere da letto, un bagno e una stanzetta-ripostiglio. Nella camera da letto dei miei nonni c’è un letto matrimoniale dove all’età di cinque anni mi divertivo a indossare i grandi vestiti di mia nonna, così vintage. I cassetti contenevano vecchie foto in bianco e nero dei tempi in cui i miei nonni e mie madre erano giovani e sinceramente ancora adesso vado a frugare per trovare delle notizie succulente sulla vita passata della nonna. Ho trovato, nella camera che apparteneva a lei, un vestito rosso a pois probabilmente usato per la discoteca. Sempre in quella stanza, ho trovato i miei vestiti di quando ero piccola e facendo poco rumore li ho guardati uno per uno.

La stanza-sgabuzzino che si affaccia sul balcone è molto piccola e lì stanno tutte le cianfrusaglie dei miei grand-parents. Il balcone, anche quello, è molto piccolo ma abbastanza ampio da ospitare un ombrellone e una sedia; ottimo posto dove abbronzarsi. Ops! Mi sono dimenticata di Bambi, il mio amico di pietra. In giardino c’è una statua di pietra rappresentante il cerbiatto Bambi. Dall’età di tre anni ho iniziato a montargli sopra il dorso e a parlare con lui. Tutti i bambini hanno amici immaginari e come loro anch’io ne avevo uno. Bambi è di pietra, ma quando parlavo era come se mi ascoltasse interessato. Oggi non sono più bambina e per questo Bambi l’ho messo in bella vista in modo tale che quando i bambini più piccoli ci passano vicino, lo vedano. Non si sa mai, forse hanno bisogno di un confidente. Io a causa dello studio non trascorro più tanto tempo a casa dei miei nonni ma mi riferiscono che tutti i bambini passano di lì solo per vedere Bambi e questo mi rende veramente felice!