Atun

Era un bel mattino a Catras. Erano le cinque e tutta la povera cittadina della valle Ankar era a dormire. Tutti tranne Atun, il giovane cacciatore del villaggio che viveva con suo padre Rast e suo fratello Brint. Atun era alto, magro, con un cespuglio di capelli intricati e marroni che nonostante il loro volume gli consentivano una velocità straordinaria. Inoltre lui era un asso con l’arco. Pigliava un cervo a cento metri di distanza e il suo primato era sempre in crescita.

Un giorno voleva superare tutti i record precedenti tirando da 150 metri ma successe una cosa incredibile: scagliò una freccia contro un cervo che passava per di lì e lo uccise. Appena il suo sangue toccò terra ci fu un’esplosione dorata. Quando Atun si avvicinò al luogo dell’esplosione era spuntata dal nulla una sfera gialla spumeggiante e liscia che illuminava il fumo che la circondava di bagliori giallastri.

Incuriosito, Atun la toccò e ci fu una seconda esplosione ancora più potente della prima che lo sbalzò all’indietro e lui svenne. Si svegliò quando sentì una superficie liscia e calda sulla sua pancia. Aprì gli occhi e vide una piccola creatura dalle squame aguzze di colore giallo. Aveva sulla schiena spine appuntite e bianche come il latte gli occhi argentei e del fumo che gli usciva dalle narici; ora lo stava fissando. Appena vide che Atun si era svegliato mosse in avanti la zampa sinistra e gli toccò il palmo della mano, ruggì e fece comparire delle ali che lo accecarono appena vennero illuminate dal sole. Atun sobbalzò quando capì di che creatura si trattava. Ed aveva ragione perché aveva davanti a sè un drago in squame ed ossa. Dopo essersi calmata, la creatura si alzò su due zampe. Spaventato, Atun si guardò la mano e scoprì che gli era rimasta impressa l’impronta della zampa del draghetto che emanava bagliori dorati.

“Ciao”

Atun si guardò intorno, ma non vide nessuno a parte il suo drago.
Allora disse: “Ma tu parli?

“Secondo te come farei a dirti come mi sento dato che siamo quasi fratelli  … piccoletto”

“Cosa? Piccoletto?  Non sono io quello  che è appena nato da un uovo!”

“Sì, questo è vero, ma tu non sei stato mille anni dentro un uovo e poi non sai fare questo!”

Il draghetto  sbatté  le ali, si librò in aria e cominciò a girare  vorticosamente. Sputò un vampata di fuoco che bruciò tutti gli alberi intorno a parte uno.

“Bene, questa sarà la mia casa finché non crescerò ok, piccoletto?”

“Sì, va bene: ma tu non hai un nome. Lo andrò a chiedere a mio fratello: di sicuro lui saprà darti un nome. Tu sai procurarti il cibo?”

Per tutta risposta con una vampata inaspettata il drago bruciacchiò qualche pennuto che cadde ai piedi di Atun.

“Ok, vedo che il cibo non è un problema”

“Tranquillo, vai pure da tuo fratello. Ti aspetto qui”.

Fine primo capitolo