La Belle Epoque

La Belle Epoque è l’espressione con cui si ricorda il cinquantennio (1870-1914) che precedette la Prima Guerra Mondiale.

Il termine in lingua francese significa letteralmente “La Bella Epoca” e non a caso: questi anni che precedettero una delle più grandi svolte nella storia europea e non solo furono caratterizzati da un periodo di pace e stabilità politica, costellata però da forti e ben nascoste tensioni fra gli stati molte delle quali alla base del futuro conflitto.

Ma quindi, c’è la pace o ci sono dei coonflitti?

La situazione è alquanto complessa, forse più del conflitto che precede per la verità, essendone in parte la causa.

Parallelamente alla Belle Epoque fiorisce la seconda rivoluzione industriale che fa sì che ad affiancare la parola chiave “Pace”, arrivino anche “Innovazione, Invenzioni e Sviluppo industriale”; quest’ultimo in particolare coinvolse la Germania (allora Prussia), la Francia, gli USA, gli UK (che erano stati la patria anche della precedente rivoluzione industriale) e, a sorpresa, il Giappone modernizzato dal visionario imperatore Mutsushito (1852-1912).

La nostra Penisola non restò estranea al grande cambiamento e con l’intervento dello stato (concretamente tradotto in capitali, costruzione di nuove centrali idroelettriche, commesse alle industrie belliche e dazi sulle merci estere imposti da una politica protezionista) riuscì ad industrializzarsi e restare al passo con le altre nuove potenze Europee.

Accanto a queste nazioni rese forti dalla rivoluzione, completano il puzzle che in questo secolo è il mondo anche numerosi imperi, fra cui quello Cinese (arretrato, impegnato in un conflitto di tipo economico con gli UK e sconfitto dal Giappone), quello Russo (anch’esso di stampo medievale, preserva la servitù della gleba, il sistema feudale e non è aiutato da un regime di tipo monarchico assolutistico tendente alla dittatura e in completa dipendenza dallo Zar. Grazie però ad Alessandro III subirà un forte processo di industrializzazione), quello Ottomano (si estende sulla Turchia e sui paesi balcanici, è decadente ed è oggetto delle mire delle

potenze europee che puntano a smembrarlo per poter ampliare i propri territori ciascuno stato in una determinata zona) e quello Austro-ungarico (in forte contrasto con l’Italia, al suo interno i molti stati che raggruppa iniziano a fremere all’idea di una possibile indipendenza).

Quelle interne all’impero austriaco o quelle fra l’Europa occidentale e l’impero ottomano non sono le uniche tensioni che animano il secolo (come ho accennato nelle prime righe):

la mentalità diffusasi recentemente secondo cui ogni nazione si crede superiore alle altre e in diritto di conquistarle (Nazionalismo), il razzismo a cui è strettamente collegata (e che secondo lo scienziato Gobineau pare avere basi scientifiche), l’imperialismo che ne consegue (che diventa un ottimo mezzo per concentrare le fazioni popolari impegnate in contrasti interni come in Italia, sulle imprese esterne) e le guerre che esso scatena (e che in questo caso arriveranno a toccare tutto il mondo) vanno ad “intaccare” la purezza della pace la quale in teoria caratterizzerebbe la Belle Epoque.

Queste tensioni si fanno più marcate in casi particolari quale quello che coinvolge la Prussia e la Francia: essendo confinanti, le due da tempo immemore si contendono le regioni metallifere dell’Alsazia e della Lorena. La Prussia riesce a conquistarle nel 1870 alla fine della battaglia di Sedàn. Non limitandosi al possedimento delle terre tanto bramate, il governo Prussiano impone anche pesanti tributi al popolo francese il quale inizia a covare un desiderio di Rivincita noto come Revanscismo (dal francese Revànche, rivincita appunto).

Parallelamente, il precario impero Austro-ungarico entra in rotta con l’Italia nascente anche qui per questioni territoriali: per completare l’unificazione della penisola, ancora mancavano il Trentino, l’Istria e la Dalmazia e nonostante i problemi interni ai confini, l’Austria non pare voler cederli ad una furente e vendicativa Italia di inizio Novecento.

Ma il focus di questo periodo storico non devono essere i conflitti fra gli stati che preparano a ciò che avverrà fra poco, quanto piuttosto il ruolo di una Germania che silenziosamente si sta sviluppando a ritmi impressionanti: essa in pochi anni ha uno sviluppo industriale rapidissimo, mira a creare un impero coloniale e forma la potenza bellica meglio organizzata dell’Europa di allora.

Tutti questi fattori la porteranno però a farsi non pochi nemici: le minacce al

dominio della Gran Bretagna sono sempre più frequenti e pericolose, tanto che alla fine la Germania arriverà ad avere come avversari gli UK, la Russia e la Francia che formeranno la prima la Duplice poi la Triplice alleanza.

In questa ascesa tedesca l’Italia compie manovre strane e difficili da interpretare, prima fra tutte la scelta di aderire alla Triplice Intesa insieme con l’odiata Austria e la Germania, a scopo di sfruttare la potenza di quest’ultima.

Concorderemo a questo punto, che la Germania non aveva fatto i salti mortali per garantire una pacifica convivenza fra gli stati europei.

Allora perché la Prima Guerra Mondiale non è scoppiata prima, visto che i pretesti c’erano già?

Dobbiamo lo scoppio della WW One (in inglese) nel “tardo” 1914 al cancelliere di Ferro Otto von Bismark, il quale tramite una brillante politica di isolamento della Francia e anni di consulenze ai Kaiser tedeschi è riuscito a rinviare l’inizio del conflitto.

Purtroppo la carica di Bismark terminò nei primi anni del ‘900 e non si dovrà aspettare molto prima che il continente venga sconvolto da uno dei cambiamenti più devastanti della storia mondiale.