Da leggere-Matilde

Ciao ragazzi,

vi avevo lasciati quando Matilde entra a scuola la prima volta, ebbene, è tempo di continuare.

<Ragazzi sedetevi> dice la signorina Dolcemiele. <Oggi studieremo la tabellina del due>. La prima a essere interrogate è Matilde. Sorprendentemente, Matilde, la dice tutta senza neanche esitare. Ora la maestra Dolcemiele vuole vedere fino a quanto può arrivare Matilde, quindi le chiede la tabellina del tredici. Era impossibile che riuscisse a dirla una bambina di cinque anni appena. Matilde decisa sulle sue risposte, incomincia:<Tredici per uno tredici, tredici per due ventisei tredici per tre trentanove, tredici per quattro cinquantadue…>fino ad arrivare a tredici per undici centoquarantatrè. La signorina Dolcemiele era sbalordita. Non aveva mai visto in vita sua una bambina di cinque anni dire la tabellina del tredici in quel modo. Era sicura che ci fosse qualcosa di speciale in quella bambina. Ad interrompere la lezione della signorina Dolcemiele furono gli enormi passi della preside della scuola: la “signorina” Spezzindue. Era una donnona con i pantaloni alla zuava, una camicia di color nocciola e un caratterre da orco. Pensate che una volta era in cortile a ispezionare, quando intravide una bambina dalle lunghissime trecce bionde. Lei detesta le trecce, quindi prese la bambina per le sue bellissime trecce e la fece girare intorno a sé come se fosse una bambola e dopo un po’ la mollò facendole fare il giro di tutto il cortile. Insomma, era una persona ripugnante, da tutti i punti di vista. Tornando in classe ormai la donnona era entrata e di sicuro non avrebbe lasciato l’aula senza fare una mossa di wrestlig a qualche sventurato bambino. Difatti puntò l’indice, che pareva una salsiccia, a un bambino di nome Nunzio. Il povero ragazzino si alzò in piedi. La Spezzindue muggì: <Dimmi come si scrive CHICCHESSIA!>.

Nunzio squittì:<CISSIA>.

<NO!Piccolo vermiciattolo!Si scrive Checchessia. E ora lo ripeterai fino a quando non lo dirai correttamente!>

La Spezzindue lo prese per le orecchie e lo sollevò. Più il bambino strillava più lei gli tirava le orecchie. Finalmente dopo pochi minuti, Nunzio lo ripetè senza errori. Matilde era scioccata. Bisogna dire che ormai la bambina aveva fatto amicizie. Aveva conosciuto una compagna di nome Violetta e insieme avevano deciso di dare una lezione alla Spezzindue. Violetta prese un tritone e lo mise nella brocca dell’acqua della Spezzindue. Finito il pranzo alla Spezzindue era venuta sete. Quindi prese la brocca e…. per un pelo non ingoiava il piccolo anfibio contenuto nella brocca.

Nel frattempo la Spezzindue cacciò un urlo che si poteva benissimo sentire in tutta la città. La Spezzindue incolpò di tutto l’accaduto Matilde. Matilde si era talmente arrabbiata che dentro di sé sentiva un calore incredibile e voleva far cadere il bicchiere addosso e così successe. Fece cadere il bicchiere sull’enorme seno della Spezzindue con la forza del pensiero! Era una cosa incredibile.

Ovviamente la Spezzindue cacciò un urlo ancora più forte e scappò dall’aula. Dopo qualche secondo era suonata la campanella e i bambini andarono a giocare tranne Matilde. Il fatto di spostare il bicchiere con la mente l’aveva scossa. Disse alla signorina Dolcemiele che era stata lei a far cadere il bicchiere con la forza della mente. Ovviamente la maestra faceva fatica a crederci ma ascoltò con interesse. La bambina per dimostrarle che era stata lei mise in piedi il bicchiere. Si mise a sedere e si concentrò e dopo qualche secondo il bicchiere si inclinò e cadde. La signorina Dolcemiele era sbalordita. Matilde ricambiò con un sorriso.

La signorina Dolcemiele volle invitare Matilde a casa sua a fare merenda. La casa della signorina Dolcemiele era bellissima all’esterno e praticamente vuota all’interno. La signorina era molto povera. Matilde era molto curiosa e chiese alla signorina Dolcemiele la sua storia. La signorina Dolcemiele aveva perso suo padre da piccola così era stata affidata alla zia. Il carattere della zia era terribile, quasi come la Spezzindue. Infatti sua zia era proprio la Spezzindue. Matilde era veramente sbalordita. Dopo quella lunga chiacchierata era ora di tornare a casa.

Per il papà era ora di andare via dalla città perché non riuciva a guadagnare più soldi per mantenere la famiglia. Matilde non voleva andarsene. Così la signorina Dolcemiele decise di tenersela con sé. Così finisce la mitica storia di Matilde.

Grazie per aver seguito la lettura senza annoiarvi!

Gabriele